Sarebbe consolante pensare che si tratti di un abbaglio estivo: ma la nota, diffusa oggi da Angelo Vaccarezza, capogruppo di “Cambiamo!” all’Assemblea Regionale Ligure, gruppo fondato dal presidente della giunta Giovanni Toti, purtroppo fa pensare ad altro.
Sui social e con un comunicato stampa, infatti, Vaccarezza ricorda la nascita di Giorgio Almirante, leader del Movimento Sociale Italiano e figura di riferimento della destra estrema italiana, definito dall’esponente politico ligure un uomo con “Valori di etica, coerenza, lealtà e determinazione che sono imprescindibili dalla sua figura e rappresentano la mia formazione ed il mio percorso”.
Vaccarezza sottolinea la sua capacità di confrontarsi con leader di partito di idea diversa: ma non si può limitare a quei confronti .- peraltro tardivi – la storia di Almirante, e non si tratta di “senso dello Stato”. Perché manca tutto il resto: il ruolo svolto durante il fascismo – nella rivista “la difesa della Razza” e non solo, e nella Rsi, dove , da capo di gabinetto del ministero della Propaganda, firmò un manifesto distribuito nella provincia di Grosseto in cui veniva intimato agli sbandati dell’esercito italiano dopo l’8 settembre di arrendersi e consegnare le armi alle milizie fasciste o all’esercito tedesco, pena la fucilazione.
Una vicenda che, dopo numerosi processi e indagini, venne confermata; e va ricordato che lui, parlamentare dal 1948, non rinnegò mai il suo passato fascista, anzi si disse spesso dubbioso sulla democrazia e non mancò di esprimere la sua approvazione verso il regime greco dei colonnelli o quello cileno di Pinochet.
Proprio nei giorni in cui Genova ricorderà il 30 giugno 1960, con la grande mobilitazione di 61 anni fa contro lo svolgimento nella città medaglia d’oro della Resistenza del congresso del Msi – di cui Almirante sarebbe stato uno dei protagonisti – le parole di Vaccarezza sconcertano e disturbano: tanto più che, se lui come consigliere regionale e prima ancora gli stessi ex fascisti eletti in parlamento e nelle assemblee elettive possono dire la loro, è solo grazie a quella Costituzione nata dalla lotta di Liberazione che vedeva, e questo non è discutibile, i futuri missini sul fronte opposto.
Ci chiediamo se il presidente Toti, di cui conosciamo il rispetto delle regole democratiche, non abbia nulla da dire in proposito:
da parte nostra, non abbiamo dubbi: il 30 giugno, allora come oggi, saremo in piazza. Perché la Resistenza continua.
ANPI Genova 27/06/2021