Era la mattina del 29 novembre 1944 e in via De Cavero, una traversa di Via Cornigliano giacevano i corpi fucilati di tre Patrioti. Affinchè nessuno potesse avvicinarsi per prendersi cura dei corpi, militi della repubblica sociale montavano la guardia, facendo si che nessuno si avvicinasse, ma nello stesso tempo chi transitava doveva prendere coscienza di ciò che voleva dire opporsi al fascismo e agli occupanti tedeschi.
Su quei corpi, oltre a vedere le vite spezzate, in modo evidente si potevano vedere le inconfutabili tracce delle torture che i tre dovettero subire prima di essere fucilati. Ci vollero 5 giorni prima che quei corpi potessero trovare pace nella dispersione di una fossa comune
Troviamo riportato da G. Gimelli nelle Cronache Militari della Resistenza in Liguria che dopo l’uccisione dei tre partigiani il Comando delle Brigate SAP reagì comunicando quanto segue: «In seguito all’azione commessa dalle Brigate Nere contro i 3 Patrioti che furono massacrati a Genova-Cornigliano, dopo essere
stati torturati alla Casa del Fascio locale; in seguito al ripetersi di atti di spionaggio e di delazione a danno di Patrioti e delle organizzazioni antifasciste che lottano per la liberazione della Patria dal nemico nazifascista, il Comando delle Brigate Garibaldine SAP di Genova ha deciso di intraprendere una energica operazione per la soppressione di spie appartenenti alle Brigate Nere, fascisti repubblichini e quanti altri si sono posti al servizio dei nemici della Patria e operano a danno dei Patrioti. È stata fissata la “Giornata della Spia” in data 30 novembre 1944».
Alfredo Ricciotti “Oscar” 22 anni nato a Codiponte, una frazione di Casola in Lunigiana. Era venuto a Genova col padre in cerca di lavoro, e lo trovò in val Polcevera, conservando però quel carattere intrinseco nella gente che popola la Lunigiana fatto di spirito libertario che mal si accompagna a quella cultura del fascismo che si alimenta nel sopruso, e vessazione dei più deboli.
Inizio la sua attività da subito nei Gap, poi passò alla brigata sap Balilla, una spia infiltrata nel suo gruppo lo denunciò. Arrestato e condotto al comando delle brigate nere di Sampierdarena, durante la detenzione è torturato in modo bestiale, sino al punto che i suoi compagni di cella quasi non lo riconoscono da come è sfigurato in viso. Nonostante le torture non ha parlato, non ha fatto nomi, permettendo ai suoi compagni di lotta di potere continuare a battersi
Pochi giorni prima della sua morte, il 24 novembre nella sua stessa Casola in Lunigiana che gli aveva dato le origini, le truppe d’occupazione massacrarono 15 civili.
Adriano Coli ”Sergio” di 29 anni, il più “anziano” dei tre, operaio,nato a Sestri Ponente; di famiglia antifascista, perde il padre che è ancora bambino, aiuta la madre nella rivendita di giornali sul ponte di San Nicola e col fratello, ex ufficiale, è impegnato da subito nel luglio del ’43 contro il fascismo. Insieme svolsero una rischiosa opera di informazione politico-militare, utilissima per la lotta di liberazione.
Purtroppo la loro attività non passò inosservata e Adriano venne arrestato e portato anche lui al comando delle brigate nere di Sampierdarena fu sottoposto a sevizie prima di essere fucilato.
Filippo Merlino “Geo”, non aveva compiuto ancora i 19 anni al momento dell’arresto e della fucilazione. E’ attivo da subito dopo la caduta del fascismo, è tra i protagonisti l’11 settembre in quella che può definirsi la prima azione partigiana in quel di Sestri Ponente dove viene impedito ai tedeschi di recuperare le armi che avevano stipato in un magazzino di via Costa. Merlino dietro una mitragliatrice appostata nel viale Carlo Canepa, impedirà il recupero di quelle armi da parte dei tedeschi che si rifugiarono nel magazzino, mentre altri giovani con due bombe a mano fecero saltare il camion con tutte le munizioni.
In quell’anno Merlino militò nei Gap e nella III Brigata Liguria che operava sull’appennino ligure Piemontese, fece parte del distaccamento Gap detto dei “Leggeroni” e da conoscitore delle “armi leggere” ne istruì all’uso i suoi compagni.
l 26 ottobre del 44 parteciperà all’occupazione partigiana di Sestri Ponente nelle file della Brigata Alpron presidiando l’accesso a Sestri con una mitragliatrice piazzata in piazza Aprosio.
Una delazione, mentre si trovava presso la sua abitazione, lo consegnò nelle mani dei tedeschi e dei repubblichini che li accompagnavano. Il fratello Giacomo e altri riuscirono a mettersi in salvo ma per Filippo non ci fu niente da fare e condotto prima alla casa dello studente in Corso Gastaldi prima ci furono le torture, infine raggiunse Ricciotti e Coli all’atto della fucilazione.
Si scoprì poi che la delazione era stata fatta dalla sua matrigna. Troviamo riportato da G. Gimelli nelle Cronache Militari della Resistenza in Liguria che dopo l’uccisione dei tre partigiani il Comando delle Brigate SAP reagì comunicando quanto segue: «In seguito all’azione commessa dalle Brigate Nere contro i 3 Patrioti che furono massacrati a Genova-Cornigliano, dopo essere stati torturati alla Casa del Fascio locale; in seguito al ripetersi di atti di spionaggio e di delazione a danno di Patrioti e delle organizzazioni antifasciste che lottano per la liberazione della Patria dal nemico nazifascista, il Comando delle Brigate Garibaldine SAP di Genova ha deciso di intraprendere una energica operazione per la soppressione di spie appartenenti alle Brigate Nere, fascisti repubblichini e quanti altri si sono posti al servizio dei nemici della Patria e operano a danno dei Patrioti. È stata fissata la “Giornata della Spia” in data 30 novembre 1944»
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