Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
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Percorso Rosa – Tappa 1

Piazza Isidoro Pestarino, civ. 3 abitazione di Giovanni Zirafa (Cinque)
Battaglia tra il piazzale e il parco di villa Rosazza

1. Piazzale Isidoro Pestarino, civ. 3 abitazione di Giovanni Zirafa (Cinque)

Piazzale Isidoro Pestarino 3, Abitazione di Giovanni Zirafa “Cinque” Commissario della Brigata Lattanzi, adibito a Comando della Brigata. Nei fondi sottostanti all’appartamento, accessibili tramite una botola scavata nel pavimento e coperta da una mobile, era collocato il deposito delle armi. da un ricordo del partigiano della Brigata Lattanzi tratto dal libro “25 aprile 1945 LA LIBERTÀ – Il quartiere di San Teodoro ricorda” di Giacomo Cotugno:

“Intanto dal 25 al 26 uno dopo l’altro anche i Forti di Granarolo, Villa Giuseppina, e il presidio al Polverificio del Lagaccio furono costretti alla resa. Ci procurammo così armi, munizioni e viveri di cui eravamo in difetto. I tedeschi presero a bersagliare la sede dell’ufficio Comando, posta nel mezzo delle abitazioni popolari, sul davanti di piazzale Valentino Coda in casa del Commissario della brigata Giovanni Ziraffa. I tedeschi avevano individuato il Comando per il via vai di prigionieri, portaordini e lo avevano fatto oggetto di continui tiri. La facciata del palazzo serba le buche delle cannonate nemiche. L’abitazione posta ai piani superiori rimase subissata dalle cannonate perché aveva alla finestra un coltrone rosso fiammante, scambiato per una bandiera. Si raccomanda un pensiero di solidarietà fattiva per la riparazione dei danni sofferti senza un lamento dalla famiglia Romano proprietaria. I tedeschi costretti ad annidarsi impotenti nelle gallerie vicine, per il tramite delle autorità ecclesiastiche, proponevano al nostro Comando di potersi ritirare con “onore”, cioè con le armi (sperando forse di poter, col favore della notte, andarsi a congiungere con le altre forze nazifasciste in ritirata). E ovvio come non si potesse accettare tale condizione ma si intensificò l’azione. Allora il Comando tedesco accettò la resa incondizionata, ottenendo di consegnarsi alle forze alleate di cui era giunta notizia dell’imminente arrivo. Così all’alba la nostra battaglia si poté considerare vittoriosamente conclusa.”

Il buco nel pavimento da dove si accedeva al sottostante Magazzino che per nasconderlo vi si poggiava sopra un pesante armadio

I RICORDI DI GIN da “25 aprile 1945 LA LIBERTÀ – Il quartiere di San Teodoro ricorda” di Giacomo Cotugno:

Il partigiano “GIN”, Guido Tedeschi nato nel 1923, ha avuto un ruolo crescente nell’azione politico antifascista e che sino alla guerra gli attivisti antifascisti erano pochi e i nomi di coloro che hanno trainato il movimento antifascista nel quartiere erano tre:

  • Mario Fontanella, la cui base era la polleria di via Fassolo
  • Amedeo Lattanzi, la cui edicola in piazza Dinegro era la base di smistamento della stampa clandestina
  • Giovanni Zirafa, il cui magazzino di materiale elettrico in piazzale Valentino Coda, ora Isidoro Pestarino, è stato sino alla liberazione il comando della Brigata Lattanzi.

“Gin” ricorda il magazzino di Zirafa dove, sfidando il coprifuoco ci si ritrovava per ascoltare Radio Londra.

1a. Battaglia tra il piazzale e il parco di villa Rosazza

Tra le case popolari e il Piazzale Valentino Coda (oggi Isidoro Pestarino), il 24 aprile Carmelo Calenza (Musolino) con un cannone a lunga portata contrastava le artiglierie del Porto e di Villa Rosazza da cui i tedeschi bombardavano il quartiere, fino a ridurle al silenzio.

Tra le pagine del sopracitato libro si legge il ricordo di un partigiano della Brigata Lattanzi durante i giorni della Liberazione a San Teodoro:

“Il Commissario della Brigata, Giovanni Ziraffa (Cinque) e con lui il Comandante del Distaccamento degli Angeli, Sanguineti Alfredo, rimasero colpiti per primi. Altrettanto stava per succedere a Mario Fontanella Comandante del distaccamento di via Venezia. Messi al riparo i feriti ed elettrizzati dall’esempio, le nostre pattuglie ripresero lo scontro, riuscendo a fare numerosi prigionieri. Le altre nostre pattuglie riuscivano a bloccare le batterie nemiche, prese sotto tiro dalle nostre mitragliere pesanti (manovrate con rara perizia e precisione dai nostri compagni, disertati da tempo dalle file tedesche e schieratosi al nostro fianco. Scriviamo i loro nomi per grata ammirazione Storio Nihola (russo), Perizoff Mario (polacco), Peter Alfredo e Kemper Hans (tedeschi).
Meravigliosa fu la condotta del nostro compagno cannoniere Calenza Carmelo (Musolino) che, quasi sempre da solo, dinanzi alle prime case popolari fra Via Bologna e il Piazzale Nuova Italia, con un cannone a lunga portata, strappato alla batteria degli Angeli ridotta al silenzio ed alla resa il giorno 25, controbatteva le artiglierie del porto e di Villa Rosazza da cui i tedeschi rabbiosamente bombardavano la sua postazione. Con una calma sbalorditiva il sorridente Carmelo, malgrado la testa fasciata, come un Pietro Micca redivivo, costringeva i tedeschi di Villa Rosazza a sloggiare e a dislocarsi presso le case già diroccate di piazza Dinegro. Egli non esitava a spostare il suo pezzo insolente presso le gradinate che conducono dal piazzale Valentino Coda a Via Bologna alta, per continuare il suo duello mortale con la nuova postazione.
Il suo cannone fu colpito in pieno nell’istante che per farlo raffreddare Carmelo lo faceva riposare e si trovava in disparte, rimanendo miracolosamente incolume fra i rottami e il polverone. Dal vicino osservatorio lo ritenevano ridotto in polvere, mentre lui chiedeva al buon Comandante Didi, tosto occorso, un cannone di ricambio per poter continuare la sua sfida contro la batteria tedesca. Il Comandante provvide subito, ma volle che si spostasse in un punto meno esposto, da dove il nostro “Pietro Micca” ridusse la batteria nemica al silenzio.”

V. S. Mazzoni